di: Carmelita Cianci

De Fermo

Con i suoi 170 ettari, è tra le più grandi realtà del biodinamico in Italia.

Siamo in Contrada Cordano a Loreto Aprutino (PE), è qui che nel 2010, anno della prima vendemmia, Stefano Papetti, insieme alla moglie Eloisa, torna a far rivivere l’antico podere agricolo di fine '700 della famiglia De Fermo, apportando una rivoluzione biodinamica, una pratica di vita frutto di un percorso umano intenso.

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De Fermo, la cantina
Stefano Papetti

Oggi l’azienda, con i suoi 170 ettari, è tra le più grandi realtà certificate del biodinamico in Italia. Il vino si innesta come il motore dell’attività, anche se i vigneti rappresentano soltanto il 10% delle colture; il restante spazio se lo spartiscono cereali, legumi, oliveti, pascoli, boschi, e animali. Una “full circle farm” con un modello di sviluppo sostenibile e autosufficiente dove ciò che serve viene prodotto internamente, come per esempio le sementi, i mangimi per le mucche, il letame per i cumuli di compost e i preparati biodinamici che, solo in piccola parte, sono acquistati o scambiati con altre aziende.

I terreni di De Fermo sono dislocati in un’area che nell'antichità era conosciuta come “Ocretanum”, e che può vantare una continuità millenaria legata all’agricoltura. Ne abbiamo testimonianza nel volume Les Abruzzes médiévales. Territoire, économie et société en Italie centrale du IXe au XIIe siècle, che documenta la presenza di vigneti in questo territorio già 1000 anni fa, quando all’epoca per scegliere dove poter fare determinate colture ci si basava non sulle analisi del terreno, ma sull’esperienza, un’esperienza lunga secoli.

Siamo a circa 300 metri di quota, i terreni sono di natura argillosa e calcarea, con un’importante influenza climatica ed energetica che arriva soprattutto dal Gran Sasso e dalla Maiella. Tra i vitigni storici di De Fermo c’è lo Chardonnay, portato qui per passione e divertimento dall’antenato Carlo De Fermo nel lontano 1926. Negli anni il vitigno d’oltralpe ha trovato il suo habitat ideale e grazie alla selezione massale è stato reimpiantato. Gli altri vitigni sono gli autoctoni abruzzesi ovvero il Pecorino e il Montepulciano e, in misura minore, il Trebbiano toscano e la Malvasia.
- Storicamente è difficile dire quale vitigno fosse presente in questo territorio, non sappiamo se a bacca bianca o nera. La mania di dover per forza identificare e catalogare a tutti i costi è recente, è un fenomeno degli ultimi 50 anni. Una volta quando andavi nelle vigne c’era di tutto, e l’uva bianca era soprattutto da tavola - afferma Stefano Papetti.

L’approccio agronomico è biodinamico, mentre in cantina si cerca di intervenire il meno possibile, si lavora con lieviti indigeni e si affina in botti grandi di legno e in vasche di cemento. - Nella vinificazione le scelte dell’uomo sono fondamentali, anche solo con tre differenze: tempi di raccolta, macerazione, tipo di contenitore. Poi l’esperienza fa il resto - continua Papetti.

Il Montepulciano viene declinato in più etichette, nella versione più agile e leggera del Concrete, nel longevo ed elegante Prologo e nel Cerasuolo contemplato con Le Cince, realizzato con la tradizionale vinificazione in bianco, e con più il fresco e vivace Croncrete Rosato, ottenuto con una breve macerazione sulle bucce. Sul fronte bianchi ci sono il “Launegild”, Chardonnay in purezza, e il Don Carlino ottenuto con il Pecorino, mentre il Concrete bianco è frutto di uve Chardonnay e Pecorino.
Le bottiglie prodotte annualmente sono circa 80.000.

 

DE FERMO
Contrada Cordano  
65014 – Loreto Aprutino (Pe)
www.defermo.it

 

[Crediti | Foto di Carmelita Cianci]

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