di: Laura La Spada

DOSSIER DRITTA

La Comunità di Prodotto e Territorio del GAL Terre Pescaresi

Chiaro assai più liquido cristallo,
Fragrante quale oriental unguento,
Puro come la fè che nel metallo
Concavo t’arde sull’altar d’argento

Chissà se a ispirare i versi di d’Annunzio dedicati all’olio fu proprio quello della sua terra natìa, l’Abruzzo che nella provincia di Pescara, gode di una varietà unica, la DRITTA

Un prodotto identitario che si esprime con una biodiversità significativa, individuando ancora oggi veri e propri poli di eccellenza olearia. Intorno a questa varietà è nata la CPT " Dritta delle Terre Pescaresi" all'interno del GAL Terre Pescaresi. La Comunità di Prodotto e Territorio “Dritta delle Terre Pescaresi”, con capofila l’Associazione Pleiadi di Loreto Aprutino, ha ricevuto preliminarmente l’adesione di 7 produttori: DOMENICA SILEO Agricola Colle Stelle, CLAUDIO DI MERCURIO Frantoio Mercurius, PIERLUIGI PACE Olio Prètole, DELIA ORSINI Azienda Orsini, MARIO MENNILLI Azienda Mennilli, MANUELA SIGILLO Tenuta Sigillo e SILVANO FERRI, Presidente Consorzio Dop Aprutino Pescarese. La partnership è destinata ad ampliarsi notevolmente dal momento che, durante gli incontri di animazione territoriale ed i tavoli di lavoro, numerosi soggetti pubblici e privati hanno mostrato interesse e volontà a partecipare al progetto o in qualità di partner o in supporto alle azioni previste. Tra gli enti pubblici molti comuni (Penne, Loreto Aprutino, Nocciano e Montebello di Bertona) hanno manifestato l’intenzione di collaborare in qualità di soggetti attivi e facilitatori. 

Vivere di comunità

Pierluigi Pace
Gli olivi di Tenuta Sigillo affacciati sul Gran Sasso
Delia Orsini
Domenica Sileo e Silvano Ferri durante una degustazione
al centro Claudio Di Mercurio
Mario Mennilli

Tutti i produttori sono uniti dall'obiettivo di valorizzare questa varietà eccellente e tanto identitaria da creare una Comunità di Prodotto e Territorio “Dritta delle Terre Pescaresi” nel progetto del GAL Terre Pescaresi.

“In realtà, per molti di noi, la comunità esisteva già prima - racconta Pierluigi Pace, produttore di Loreto Aprutino (Pe) - perché ci siamo sempre confrontati e incontrati fra di noi”. In un rapporto quasi inverso rispetto al mondo del vino, in cui solo più recentemente i nostri produttori stanno iniziando a unirsi in associazioni.

Pierluigi ci racconta che, proprio con Loreto, la Dritta ha un legame antichissimo, testimoniato dalla presenza di oliveti secolari. “Lo si capisce guardando le piante: nella nostra zona è difficile trovare olivi in fila”. Il produttore, che è stato anche presidente della SCAL, frantoio sociale anch'esso parte della CPT e figlio di storici frantoiani, ci spiega che un tempo, quando un olivo si rovinava per esempio a causa di eventi atmosferici, se ne reimpiantava un getto nuovo a fianco, quindi fuori dalla fila. “Se consideriamo che un albero vive in media cento anni, tre metri di spostamento fanno capire da quanto tempo esiste quella piantagione!”.

Secoli e secoli di rapporto uomo-olivo. In paese un tempo le aziende erano tutte piccolissime e gli agricoltori, che vivevano in paese, avevano un fazzoletto di terra. Principalmente olivi, completati da qualche vite e un orticello. I primi erano coltivati in maniera attenta e meticolosa e oltre che per il consumo personale, la quantità era tale che riuscivano a esportare anche fuori regione. Erano tanti i “vetturali”, i conduttori di vetture, impegnati nel trasporto di olio. A ulteriore e particolare testimonianza, il fatto che nel centro storico di Loreto ci fossero diverse decine di piccoli frantoi privati.

E oggi? “Dopo un periodo di decadenza intorno agli anni ‘70 e ‘90, quando il mito dell’industria ha fatto abbandonare a molti la cura della terra per trasferirsi in città, la situazione sta migliorando”, dice Pierluigi.

Eppure di strada da fare ce n’è ancora tanta. Perché, nonostante sia alla base della nostra alimentazione, l’olio, persino nella zona del “triangolo d’oro” abruzzese, fa fatica a superare il bollino del “condimento” e ad assurgere a pieno alla dignità di un alimento vero e proprio quale è - con i suoi aromi, le connotazioni diverse e particolari a seconda delle cultivar, le innumerevoli benefiche qualità.

La dignità dell’extravergine

Abbiamo detto che l’olio è alimento. A differenza di molti altri prodotti per condire, l'extravergine di oliva è il solo che si ottiene unicamente attraverso un processo di estrazione meccanica. Di fatto, una “spremuta” di olive. Un processo che, se fatto con accortezza, consente di preservare le tante proprietà dell’olio, dalla regolazione dei livelli di colesterolo - quello cosiddetto “cattivo” - circolanti nel sangue, e quindi protezione delle nostre arterie, all’alto livello di antiossidanti e polifenoli, alle proprietà benefiche per intestino e fegato. 

In cucina? Sì grazie

Fa bene sì, ma non è un farmaco! Il suo consumo va effettuato nelle giuste dosi e modalità. A crudo preferibilmente, per apprezzarne aromi e sentori. La nostra Dritta ad esempio, un olio dal fruttato medio, è caratterizzata prevalentemente da note erbacee, di vegetale, che richiamano spesso il carciofo, il cardo o la mandorla verde. E vogliamo anche sfatare un mito: l’extravergine per cucinare è ottimo. Grazie all’alta percentuale di acido oleico, il suo punto di fumo è elevato e quindi stabile alle alte temperature. Il che lo rende un buon prodotto anche per friggere. Di questo abbiamo parlato anche con la nostra Jennifer Di Vincenzo la quale testimonia come, nella cucina abruzzese, l’olio fa da padrone: secoli di storia e di convivenza tra uomo e olivo hanno radicato nella nostra cultura alimentare l’utilizzo dell’extravergine persino nei dolci - fra tutti i tarallucci all’olio e vino, essenziali e buonissimi.

Quanto vale la qualità?

Se tutto ciò che abbiamo detto finora è vero, un buon olio non ammette sconti. Eppure, i nostri olivicoltori ancora lottano per promuovere la conoscenza di questo alimento e a far cambiare la concezione che l’olio sia tanto più oltre che un condimento per i nostri piatti e che merita il giusto valore. A partire dal prezzo.

“Per il consumatore medio, il grande scoglio è ancora il prezzo - dice Delia Orsini, titolare dell’omonima azienda agricola a Loreto -. Eppure una bottiglia di vino da 18-20 euro la si beve in una serata, un litro di olio dura per 10 giorni. E ci fa bene, è un complemento della nostra salute”.

Sono le stime Ismea a parlare chiaro: il prezzo mensile medio all’origine nell’ultimo mese è di 8,96 €/Kg, che per l’Apuritno-Pescarese sale agli 11 €/Kg. Facendo un rapido conto, al costo delle materie prime, le olive, si aggiungono quello di molitura, trasporto, e ancora confezionamento ed etichettatura. Il risultato è che un buon olio non può costare meno di 16-18 euro al chilo. 

Ma il problema dov’è? “Da un lato il fatto che la bassa qualità, al contrario, viene venduta a un prezzo stracciato che fa gola al consumatore”, dice Delia.

“Il consumatore vede prezzi diversi dalla realtà dei fatti”, aggiunge Emanuela Sigillo, titolare della Tenuta Sigillo di Penne. La sua azienda è nella Riserva del WWF, ai piedi del Gran Sasso. Qui gli olivi godono clima ventilato e aria secca. “Per far capire la differenza è necessario parlare con chi acquista il tuo olio, invitarlo a trovarti, vedere il lavoro che facciamo ogni giorno e il luogo da cui proviene l’olio che mangia”

Sono donne e uomini fieri e tenaci come la loro Dritta, che difendono e curano. “Il nostro è un lavoro di tutti i giorni”, conclude Pierluigi, mentre ci spiega che le piante vanno controllate quotidianamente, meticolosamente, per proteggerle dalla mosca olearia - grande piaga degli ultimi anni - ma anche per capire quando è il momento giusto per raccoglierle. È ancora un rapporto uomo-olivo, e uomo-terra, di cura e sostentamento reciproci. 

Intanto, a pochi giorni dalla fine di settembre, alcuni di loro hanno già raccolto mentre per altri sarà a breve il turno. Per la nostra regione le prospettive dell'annata 2023/2024 sembrano buone, da far dimenticare i picchi negativi vissuti da molti nell’annata precedente a causa della mosca. Si sommano le difficoltà date dalla crisi climatica e i rincari generali che non si esclude incideranno sul prezzo finale.