di: Laura La Spada

Il fagiolo Tondino, perla del Tavo

Un antico legume delicato e tondeggiante, oggi riscoperto grazie all'impegno di un gruppo di produttori

Bianco e tondo come una perla, il fagiolo Tondino del Tavo è un prodotto unico e raro, un antico legume oggi riscoperto grazie all’azione di un gruppo di produttori locali.

Il fagiolo tondino, perla del Tavo

Fagiolo tondino del Tavo
L'inaugurazione dello spazio narrativo dedicato al tondino
La foto, totem del Consorzio, di Luciano D'Angelo
degustazione Tondino cotto a Golosaria
Coltivazione del Tondino
Alessio Chiavaroli, a Golosaria Milano 2022

“Siamo partiti in tre. Per questo nel nostro logo sono raffigurati tre fagioli. Era un prodotto unico tipico delle nostre zone, ma col tempo dimenticato. Il nostro obiettivo era far scoprire questa eccellenza, fare qualcosa di buono per il nostro territorio”.

Lui è Fabio Belfiore, produttore agricolo di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, il prodotto valorizzato nella nuova scoperta è il Tondino del Tavo, un legume piccolo, tondeggiante e dal colore bianco come una perla. Un dono della terra che cresce - nome omen - nei territori bagnati dal fiume Tavo, corso d’acqua che nasce sul Gran Sasso e scorre perpendicolare alla costa prima di buttarsi nel Saline. Qui il fagiolo è ancora ben radicato nella memoria gustativa locale, dove per anni ha costituito la “carne dei poveri”, una fonte proteica economica ma ricchissima di proprietà nutrizionali. Un fagiolo che veniva seminato lungo il fiume perché tardivo, bisognoso di acqua, che un tempo (prima che venisse costruita la diga di Penne) usufruiva delle inondazioni del fiume.

Di questo ecotipo locale, chiamato in dialetto “fasciule a buscielle” cioè fagiolo a pisello proprio per la sua particolare forma, si stava perdendo traccia perché negli anni era stato soppiantato da varietà commerciali, più redditizie e più resistenti. Il tondino infatti è delicato e tardivo e consente un solo ciclo colturale l’anno, che inizia il 15 giugno e termina tra novembre e dicembre.

E così Fabio, insieme ad altri due coltivatori riuniti in un’associazione, intorno al 2010 ha iniziato l’opera di recupero del tondino. “Volevamo fare da apripista per altri agricoltori, creare una storicità di divulgazione del fagiolo e dei suoi semi, ricordare che questo antico legume esisteva ancora e che qualcuno lo coltivava”. Belfiore racconta che la prima difficoltà è stata quella della denominazione, perché la normativa europea consente la denominazione territoriale per l’immissione in commercio solo ai prodotti riconosciuti come DOP o IGP. “Sul mercato era stato registrato il tondino abruzzese che è un ibrido, non un ecotipo. Poteva essere coltivato ovunque e da chiunque”.

Grazie all’impegno dei produttori, la denominazione del tondino del Tavo viene riconosciuta. Si amplia l’interesse per il piccolo legume vestino e così cresce il numero dei coltivatori, che nel 2014 danno vita al consorzio di tutela. “Per noi è stato un traguardo importantissimo, un vanto per il nostro territorio che ci rende ancora più fieri di viverlo” sottolinea Fabio.

Un altro importante passo è stata l'iscrizione all’Anagrafe della Biodiversità di Interesse Agricolo e Alimentare della regione Abruzzo e all’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) in qualità di “Prodotto vegetale allo stato naturale o trasformato”, e la nomina degli agricoltori custodi. La conservazione dei semi, spiega Fabio, è un aspetto fondamentale. "Abbiamo stabilito, tramite un accordo interno, che i semi possono essere dati solo a chi aderisce al consorzio. A garanzia del prodotto e dei metodi di coltivazione sani e rispettosi”.

Il consorzio infatti, sin da subito, si è impegnato nella ricerca di documentazione per accertare la storicità della coltivazione del legume nel territorio e per garantirne oggi la tracciabilità. Alla base, un disciplinare individua l’areale di coltivazione nei sette comuni in cui questa era storicamente accertata: Farindola, Penne, Moscufo, Pianella, Loreto Aprutino, Collecorvino, Cappelle sul Tavo.

Ad accompagnare questo percorso è stato, negli anni, il Gal Terre Pescaresi, che ha costituito la Comunità di Prodotto “Fagiolo Tondino del Tavo” e sostenuto l’apertura della sede del consorzio nel pieno centro storico di Loreto Aprutino. Uno spazio espositivo ma soprattutto narrativo che racconta, tra parole e immagini, la storia del piccolo fagiolo. Le immagini sono rappresentate dalle foto scattate dal grande fotografo Luciano D'Angelo mentre il lavoro documentale, rappresentato da un opuscolo, è stato curato dalla giornalista Jennifer Di Vincenzo.

“Il lavoro di attestazione storica, insieme con la necessità di tutelare il nostro tondino dall’oblio, hanno portato a un altro importante traguardo, il riconoscimento del Presidio Slow Food nel 2019", aggiunge Fabio. “Dall’anno scorso, si è avviato un processo di valorizzazione e promozione insieme al Presidio”. Il produttore spiega che l’intenzione è lasciare un minimo di prodotto ad ogni singolo consorziato per la commercializzazione a livello locale, riservando al contempo  una parte per la commercializzazione come consorzio e come presidio.

Attualmente sono 12 i produttori che hanno aderito al PRESIDIO SLOW FOOD: Fabio Belfiore, Silvio Belfiore, Alessio Chiavaroli, Francesco Colangelo, Antonio Dell’Oso, Valerio Di Renzo, Milena Di Rocco, Pierluigi Giovannetti, Alessio Marini, Massimo Perilli, Enzo Vadini, Emiliano Libertini.

Il numero sale invece a 17 per i soci del consorzio. Ai sopracitati si aggiungono infatti i produttori Ettore Di Massimo, Antonio Di Michele, Federico Evangelista, Lorenzo Lucciolini.

Le prossime sfide? “Vogliamo far conoscere il prodotto anche al di fuori del nostro territorio e della nostra Regione”, dice Fabio. “In questo senso i cuochi sono ambasciatori importantissimi della nostra produzione. Ristoratori che siano nostri alleati, sposino la nostra stessa causa e siano i primi difensori della trasparenza della filiera produttiva. Come ha fatto più di cinquant’anni fa il cuoco loretese Domenico Speranza, che primo fra tutti ha promosso la riscoperta del tondino”.

La seconda sfida è forse quella più difficile. “Negli ultimi due anni il raccolto è stato pari a zero a causa della crisi climatica”. Il fagiolo ha infatti un ciclo colturale della durata di sei mesi - “sei mesi di passione”, specifica il produttore. Si semina tra metà giugno e metà luglio. Alla fioritura intorno a metà agosto, seguono i frutti che si raccoglieranno tra novembre e dicembre. “La caratteristica unica del tondino è che viene lasciato essiccare all’interno del baccello, che si raccoglie solo una volta secco. Se quest’ultima fase coincide con un clima particolarmente umido e piovoso, i semi non si asciugheranno bene e tenderanno a formarsi delle muffe, che compromettono la qualità del prodotto rendendone impossibile la vendita”.

Un prodotto delicato da tutelare, al pari della terra da cui cresce. Per ricordarsi sempre che gli agricoltori, prima che produttori, sono coloro che coltivano la terra, e quindi la custodiscono e ne hanno cura. 

 

[ Crediti | Foto del fagiolo: Archivio Slow Food ]